Nonostante l’altissima qualità delle produzioni italiane, l’Italia ha perso la leadership di mercato della noce qualche decennio fa ed ora è più che altro un grande importatore. Di fatto oggi la produzione di noci italiane fornisce, infatti, non più del 30% del fabbisogno interno, mentre tutto il resto viene importato.
Ma come mai si verifica questa situazione? Perché in Italia si coltiva così poco il noce? Sono i terreni ad essere poco adatti? O i cambiamenti climatici che influenzano negativamente le produzioni?
Niente di tutto questo. Se si esclude l’alta montagna, i terreni italiani sono quasi tutti ideali alla coltivazione del noce, anzi sono addirittura migliori rispetto a quelli d’oltreoceano dai quali provengono le noci che importiamo. Anche il clima, del resto, in Italia è ideale. Il noce ha necessità di un certo numero di ore di freddo e di un certo numero di ore di caldo, con dei range di temperature che si verificano di norma in tutto il Paese, dal Nord al Sud.
Qual è dunque il motivo della crescita irregolare di questo mercato?
Daniele Valier, che insieme ai fratelli Bernardo e Giacomo ed al papà Alberto, gestisce l’azienda di famiglia Valier, a Borse in provincia di Rovigo, spiega come in realtà la coltivazione presenti alcune criticità per gli agricoltori.
Di proprietà di famiglia dal 1484, Valier, prima azienda in Italia ad avere realizzato un noceto specializzato, da 25 anni si è specializzata nella coltivazione del noce, coltivazione che oggi occupa l’intera superficie aziendale di 42 ettari. Le varietà coltivate oggi sono tre: Lara, Chandler e Tulare, ciascuna contraddistinta da un gusto specifico.
Coltivazione impegnativa
“Innanzitutto, spiega Daniele, realizzare un impianto di noci richiede importanti investimenti: una pianta innestata costa intorno ai 15 euro con una densità di impianto di 300 piante ad ettaro. A conti fatti, solo l’acquisto delle piante ammonta a 4500 euro per ettaro. Bisogna poi considerare che un impianto impiega quattro anni prima di entrare in produzione, durante i quali bisogna considerare i costi di gestione della coltura”.
Un altro aspetto critico della coltivazione, spiega Daniele, riguarda la meccanizzazione.
“La coltivazione del noce da frutto, afferma, richiede una manodopera bassa, in media 35-40 ore per ettaro all’anno, ma tuttavia si ha la necessità di macchine specializzate, che salvo per le lavorazioni più comuni, difficilmente si possono condividere con altre colture.
Per coltivare il noce, oltre al trattore, servono tagliaerba, barra da diserbo, atomizzatore e una macchina specializzata per la raccolta. Successivamente occorrono le attrezzature per la lavorazione del prodotto post-raccolta ,per il lavaggio, l’essiccazione e la cernita”.
Tutto questo richiede importanti investimenti in macchine ed attrezzature, che non tutti gli agricoltori possono permettersi.
“Per riuscire ad ammortizzare l’investimento nella meccanizzazione, continua Daniele, occorre avere un impianto produttivo di almeno 15 ettari, oppure le aziende agricole dovrebbero associarsi ed acquistare insieme le attrezzature necessarie. Non è facile che esistano queste possibilità, ma nel caso in cui ci siano il noce è tra le coltivazioni in grado di dare una buona marginalità, decisamente più alta rispetto ad un frutteto tradizionale”.
“Oggi, in Italia le aziende come la nostra che coltivano noce da frutto, aggiunge Daniele, sono spesso autonome, ognuna ha dunque un proprio impianto di lavorazione, che permette di gestire la filiera di coltivazione e di lavorazione del prodotto”.
L’importanza del post-raccolta
Per chi produce noci, la fase post-raccolta ha la stessa importanza della fase di coltivazione e produzione.
Prima di essere commercializzate, le noci devono essere, infatti, lavate ed essiccate. Il sistema di lavaggio dell’Azienda agricola Valier prevede solo acqua, senza additivi o sbiancanti chimici. L’essiccazione è lenta e regolata in base alla temperatura e all’umidità esterna.
Le noci vengono poi calibrate per arrivare alla selezione manuale, dove avviene anche il controllo qualità. Oltre alle noci in guscio, vendute sfuse o in sacchi, Valier commercializza oggi anche noci sgusciate e una vasta scelta di prodotti trasformati.
“Con la realizzazione di un nuovo impianto di lavorazione, afferma Daniele, abbiamo azzerato i tempi tra la raccolta e la lavorazione. Le noci vengono raccolte, lavate e stoccate nell’essiccatoio nell’arco della stessa giornata. Le noci così restano a terra pochissimo tempo e questo garantisce un’altissima qualità del prodotto”.
SEGUICI SU